Wudang, le montagne sacre al taoismo
“La Natura non ha fretta, eppure ogni cosa viene portata a compimento”, Laozi
Avete mai sognato di abbandonare la vita cittadina per rifugiarvi, almeno per poco tempo, su di una montagna isolata? Un posto dove sentirsi tutt’uno con la natura e dove il vostro cuore possa riconquistare la propria tranquillità… Sembra bello, vero?
Bene, alcune delle montagne più mistiche, pittoresche, e tanto alte da sorpassare le nuvole, si trovano in Cina. In corrispondenza dell’antico luogo di origine del taoismo e del tai-chi, c’è una catena montuosa di questo genere, conosciuta col nome di Wudang.
Localizzata nella regione dell’Hubei, al centro della Cina, i monti Wudang e i loro templi segnati dal tempo da secoli ospitano le persone che decidono di consacrare la propria vita al Tao, o la Via.
L’immortale fondatore del tai chi
Un tempo, molto prima che masse di entusiasti pellegrini iniziassero ad arrampicarsi sui magnifici picchi scalando interminabili scalinate di pietra, viveva un uomo leggendario chiamato Zhang Sanfeng.
Il Maestro Zhang era nato nel dodicesimo secolo, durante la dinastia Song del Sud, ed era ancora in vita a metà della dinastia Ming, circa trecento anni fa. Secondo diversi racconti, visse almeno 307 anni. Nessuno sa esattamente quando “sparì”, ma si crede che nel corso della propria vita abbia raggiunto l’immortalità.
Secondo l’analisi storica contenuta nell’opera “Storia della dinastia Ming”, Zhang era un uomo di altissima statura (circa 2 metri e 10), dal nobile portamento e indossava lo stesso costume nobiliare taoista tutto l’anno. Aveva abbandonato il mondo secolare (benessere, ricchezze e persino i propri desideri umani) per vivere da eremita e, dopo aver girato per un certo periodo, si era stabilito sui Monti Wudang.
“Un giorno queste montagne saranno famose”, aveva detto una volta.
Il Maestro Zhang non aveva rivali nelle arti marziali; praticava il kung-fu Shaolin, la spada dritta cinese e diversi altri stili.
Era un maestro anche nelle arti marziali interne, ed è famosissimo per essere considerato il fondatore della disciplina spirituale dai lenti movimenti chiamata tai-chi.
Secondo la leggenda, una notte il Maestro fu visitato in sogno dalla divinità taoista Imperatore di Giada; il grande dio del paradiso insegnò al Maestro Zhang i segreti del Tao. Risvegliatosi, Zhang ebbe l’ispirazione di creare un’arte marziale la cui pratica fosse basata sull’energia interna, in opposizione alla forza fisica. Un’arte marziale in cui l’arretrare prevale sull’aggredire e la dolcezza domina la durezza.
Così nacque il tai-ji-quan, o tai chi.
Il tai chi del Maestro Zhang una volta fu messo alla prova quando questi venne attaccato da una banda di delinquenti. Nessun pugno o calcio raggiungeva il Maestro Zhang (chi ha visto il film Kung Fu Hustle può farsi un’idea di quanto inafferrabile sappia essere un maestro di tai chi). A forza di evitare gli attacchi, fece esaurire ogni energia ai banditi per poi abbatterli con facilità.
Quando gli imperatori scrivevano
Nonostante il tai chi sia oggi più conosciuto come un’arte marziale “morbida” in grado di migliorare la salute, in realtà è una pratica che nei secoli è molto cambiata rispetto al suo scopo originale. Quando il Maestro Zhang la fondò, era una pratica di coltivazione di sé, o di elevazione spirituale.
Si dice che il Maestro sostenesse che “quello che è essenziale nella pratica del Tao è liberarsi di desideri e assilli. Se queste afflizioni non vengono rimosse, è impossibile ottenere la stabilità. È come un terreno fertile: finché le erbacce non vengono strappate, non può produrre pannocchie buone”.
“I desideri e le fissazioni sono le erbacce della mente”, diceva. “Se non le elimini, concentrazione e saggezza non si sviluppano”.
Essendo tanto saggio, veniva cercato spesso dagli imperatori per consigli su affari di Stato e militari. Ma di solito era difficile da trovare.
Ma l’imperatore Yongle, il terzo della dinastia Ming, fu fortunato e ricevette risposta alla sua lettera. Il Maestro Zhang sapeva che l’imperatore aveva tutto tranne che la longevità, quindi gli rispose che la chiave per la longevità era arrivare ad avere un cuore in pace attraverso l’abbandono dei desideri mondani.
L’imperatore fu tanto grato del consiglio che dichiarò Wudang una montagna reale, ordinandovi la costruzione di 9 palazzi, 72 templi e 36 conventi, per promuovere ulteriormente il Tao.
È per questo motivo che le architetture dei templi che vediamo oggi ricordano quelle della dinastia Ming del 15 esimo secolo.
Il Maestro Zhang aveva avuto ragione: Wudang è diventata molto famosa.
Il vecchio saggio
Circa 2.500 anni fa, più o meno nello stesso periodo in cui il Budda Sakyamuni insegnava nel subcontinente indiano, Laozi (o Lao Tzu) e Confucio insegnavano in Cina.
I Registri del Grande Storico ci raccontano di come Confucio fosse andato in cerca del grande taoista Laozi per imparare da lui. L’incontro aveva lasciato Confucio in uno stato di profondo sconvolgimento per tre giorni. In quei tre giorni Confucio non aveva detto una sola parola: niente “Confucio dice”.
Quando finalmente Confucio uscì dal proprio silenzio, disse: “So come un uccello può volare. So come un pesce può nuotare. Ma non so come Laozi abbia potuto innalzarsi in volo come un sublime dragone e attraversare le nuvole in cielo”.
Laozi, prima di lasciare la Cina attraversando il Cancello Occidentale per sparire per sempre, aveva lasciato i propri insegnamenti scritti in 5 mila caratteri cinesi. Un libro ora conosciuto col nome di Tao Te Ching. Anche se non vi è notizia di visite di Laozi ai Monti Wudang, il suo Tao li ha raggiunti.
Come sono sopravvissuti alla Rivoluzione Culturale
Il taoismo aveva un ruolo tanto centrale nella cultura e nel pensiero tradizionali cinesi da finire nel mirino della Rivoluzione Culturale di Mao Zedong (1966-76). L’ideologia materialista di ultrasinistra del Partito Comunista Cinese non lasciava alcuno spazio al Tao, la Via dell’universo o legge della natura.
Il Partito ha insegnato a generazioni e generazioni di cinesi a “combattere contro i Cieli e la terra”, per dirla con le parole di Mao. Al culmine della Rivoluzione Culturale, le Guardie Rosse di Mao uccidevano i monaci e le monache taoiste, li costringevano al matrimonio e li mandavano nei campi di lavoro, bruciavano i loro libri sacri e ne radevano al suolo i templi in tutta la Cina.
Avevano stabilito di distruggere anche i templi storici di Wudang.
Ma ad accogliere le Guardie Rosse, di fronte ai gradini del tempio, andò una monaca di cento anni di nome Li Chengyu. Come forma di protesta non violenta, aveva incollato con la colla le labbra prima di sedersi sui gradini del tempio a meditare ininterrottamente per diversi giorni.
Le Guardie Rosse rimasero sconcertate dalla sua determinazione e la risparmiarono. I templi della zona si salvarono, ed a numerosi taoisti fu permesso di rimanere.
La pace interiore
Che stiate cercando il Tao, un posto tranquillo per stare in pace o solo un luogo spettacolare, potrebbe essere una buona idea aggiungere Wudang alla vostra lista dei posti da vedere assolutamente.
Camminare fra i templi avvolti dalle nuvole mentre il fumo dell’incenso volteggia nell’aria, le colorate bandiere di preghiera si muovono alla frizzante brezza delle montagne e le formazioni di praticanti di arti marziali si muovono fluide davanti a uno sfondo montuoso mozzafiato, è un’esperienza di profonda spiritualità.
La danza del Destino Taoista di Shen Yun 2020 è ambientata nel profondo dei Monti Wudang, con un maestro taoista che allena i propri discepoli e un guerriero compie un atto di fede.